Immagine vettoriale che rappresenta un uomo d'affari circondato da icone di marketing come bersaglio, grafico, lampadina e like, su sfondo blu.

Marketing B2B nel 2025: 7 trend da seguire per restare competitivi

Il marketing B2B sta cambiando rapidamente. Nel 2025, le aziende che vogliono restare competitive devono conoscere e adottare sette trend chiave: dall’uso strategico dell’AI ai contenuti brevi, dalla sostenibilità al social selling. In questo articolo analizziamo ogni tendenza con esempi concreti e consigli operativi.

La trasformazione digitale sta ridisegnando il marketing B2B e nel 2025 emergono nuove priorità strategiche. Dall’intelligenza artificiale ai contenuti “mordi e fuggi”, le aziende devono adottare approcci innovativi e omnicanale per mantenere il vantaggio competitivo. Ecco sette trend chiave – supportati da esempi reali – che i marketer B2B dovrebbero seguire per non restare indietro.

1. Automazione e AI al servizio del marketing

L’Intelligenza Artificiale non è più fantascienza, ma una realtà operativa che potenzia il marketing B2B. Strumenti di marketing automation e AI permettono di analizzare grandi moli di dati e attivare campagne mirate in tempo reale. Ad esempio, sistemi di lead scoring basati su AI identificano i prospect più promettenti, mentre chatbot intelligenti forniscono assistenza istantanea ai clienti sul sito. Machine learning e algoritmi predittivi aiutano a comprendere meglio il comportamento dei buyer, personalizzando messaggi e offerte su larga scala. Il risultato è una comunicazione più rilevante e tempi di risposta più rapidi. Un effetto tangibile? Chi utilizza l’AI per generare le bozze dei contenuti registra cicli di produzione più snelli (fino al 45% di tempo risparmiato) mantenendo elevata la qualità. Anche la parte analitica ne beneficia: oltre il 40% delle aziende europee ha già integrato l’AI nelle proprie operazioni, segno di una crescente dipendenza da queste tecnologie per innovare. In sintesi, AI e automazione consentono ai marketer di scalare le attività ripetitive, ottimizzare il timing delle campagne e dedicare più energie alle strategie creative. Le aziende che già sfruttano soluzioni AI come Salesforce Einstein o HubSpot AI Assistant riferiscono un significativo miglioramento nell’efficacia delle campagne. Nel 2025 questa tendenza si consoliderà ulteriormente: l’AI sarà il “braccio destro” indispensabile per i team marketing, liberando risorse umane da task operativi e abilitando un livello di precisione prima impensabile. Chi non investirà in queste tecnologie rischia di restare fuori gioco in un mercato sempre più data-driven.

2. Video brevi e contenuti snackable

Nel B2B moderno anche l’attenzione dei decisori è un bene scarso: per coinvolgerli servono contenuti agili e d’impatto. Ecco perché spopolano i video brevi e i formati “snackable”, ovvero pillole di contenuto facilmente fruibili in pochi minuti (o secondi). Un breve video di 60 secondi può comunicare una case study o la demo di un prodotto complesso in modo chiaro e coinvolgente. Questi micro-contenuti trovano spazio su LinkedIn, Twitter e persino TikTok, rompendo lo stereotipo che quest’ultimo sia solo per balli virali. In effetti, molte aziende B2B stanno sperimentando TikTok e Reels: ad esempio Shopify condivide clip rapide con consigli per e-commerce rivolti agli imprenditori, mentre HubSpot coinvolge i propri dipendenti in sketch ironici e mini-tutorial sul marketing. Il risultato? Entrambi i brand hanno raccolto audience considerevoli su questi canali emergenti, dimostrando che anche temi “seri” possono diventare virali se presentati con creatività. I video brevi funzionano perché uniscono storytelling ed empatia: una testimonianza cliente di 30 secondi o un tour virtuale in fabbrica generano più emozione di una brochure tecnica. Inoltre sono facilmente condivisibili sui social, amplificando la portata. I dati confermano il trend: il 66% dei marketer B2B che ha integrato i video nella strategia dichiara di generare più lead rispetto a chi non lo fa, e oltre il 40% intende aumentare il budget dedicato ai video nei prossimi anni. La chiave è puntare sulla qualità dei contenuti: un video breve ben prodotto e mirato (es. un’infografica animata o un’intervista lampo a un esperto) vale molto di più di lunghi webinar poco incisivi. In conclusione, nel 2025 il marketing B2B parlerà sempre più il linguaggio dei video snackable: veloci da consumare, ma capaci di lasciare il segno.

3. Account-Based Marketing (ABM)

Nel panorama B2B cresce l’adozione dell’Account-Based Marketing, un approccio strategico che ribalta il funnel tradizionale. Invece di cercare di attirare quanti più lead possibili, l’ABM concentra risorse e creatività su un numero mirato di account ad alto valore, personalizzando ogni interazione. Marketing e vendite lavorano a stretto contatto per individuare le aziende “giuste” – quelle con maggior potenziale – e costruire per ognuna un percorso su misura. In pratica significa che il team marketing crea contenuti e campagne ritagliate sui bisogni di quel singolo account (ad esempio white paper dedicati al settore del cliente, eventi esclusivi o demo personalizzate), mentre i commerciali coltivano relazioni più profonde con gli stakeholder di quell’organizzazione. Questo coordinamento porta benefici tangibili: le campagne ABM tendono a generare trattative più ricche e tassi di chiusura più elevati rispetto al marketing generico. Forrester rileva che il 58% dei marketer B2B ha ottenuto contratti di maggior valore grazie all’ABM, e l’80% riporta anche un aumento dei tassi di vittoria sui deal strategici. Un esempio concreto viene dal settore tech: Adobe ha implementato un programma ABM per i suoi Top 100 clienti, dedicando a ciascuno un team multifunzionale che produce contenuti ad hoc e organizza meeting mirati; il risultato è stato un notevole incremento del valore medio per cliente e della retention. Allo stesso modo, Cisco e Microsoft hanno ristrutturato i propri team di vendita e marketing per allinearsi in ottica ABM, notando una migliore efficienza nell’acquisire nuovi grandi clienti. Personalizzazione e focalizzazione sono le parole chiave: nel 2025 vedremo sempre più aziende B2B adottare l’account-based marketing come parte integrante della propria strategia commerciale. Chi l’ha già fatto sottolinea anche un altro vantaggio: l’ABM costringe a una stretta collaborazione tra marketing e sales, abbattendo i silos organizzativi e garantendo messaggi coerenti lungo tutto il buyer’s journey. In un’era in cui pochi deal di alto valore possono fare la differenza in bilancio, l’ABM da trend diventa must-have.

4. Influencer marketing e employee advocacy in ambito B2B

Anche nel B2B si fa strada l’influencer marketing, seppur con caratteristiche proprie. Non parliamo di celebrità di Instagram, ma di leader di pensiero, esperti di settore e creatori di contenuti tecnici che godono di credibilità presso un pubblico professionale di nicchia. Collaborare con questi influencer significa per le aziende B2B amplificare la propria thought leadership: il messaggio veicolato da una voce indipendente e autorevole risulta più genuino e autorevole. Ad esempio, Adobe ha lanciato il programma “Adobe Insiders” coinvolgendo imprenditori digitali e specialisti di grafica come ambasciatori del brand: questi esperti partecipano a webinar, testano in anteprima nuovi prodotti (come Acrobat) e ne parlano sui propri canali, generando buzz e fiducia presso altri decision maker. Allo stesso modo, aziende come IBM e SAP collaborano con influencer tecnologici (sviluppatori, analisti, blogger di settore) invitandoli a eventi o co-creando white paper, ottenendo visibilità verso community altamente qualificate che altrimenti sarebbero difficili da raggiungere. Parallelamente cresce l’importanza dell’employee advocacy, ovvero trasformare i dipendenti in sostenitori attivi dell’azienda sui social network. I clienti B2B si fidano più delle persone che dei loghi: un post su LinkedIn di un ingegnere o di un consulente interno che condivide un case study o un insight di valore può attrarre più attenzione del comunicato stampa ufficiale. Molte imprese, ad esempio Deloitte e Cisco, incoraggiano i propri professionisti a costruire una presenza su LinkedIn e Twitter come esperti nel loro campo, offrendo formazione e contenuti da condividere. Questo approccio “diffuso” alla leadership porta benefici doppi: da un lato aumenta in modo organico la portata dei messaggi aziendali (ogni dipendente ha una rete che l’account corporate non raggiunge), dall’altro umanizza il brand. Nel 2025 vedremo quindi campagne B2B dove accanto ai classici case study spiccano interviste a esperti indipendenti, takeover dei social aziendali da parte di figure influenti, e programmi strutturati per attivare gli esperti in-house come ambasciatori (con KPI dedicati, ad esempio numero di contenuti condivisi dai dipendenti e relative impression generate). Il risultato è un marketing più credibile, basato su volti e competenze reali. Le aziende che hanno abbracciato questa filosofia stanno costruendo community attorno al proprio brand, anziché limitarsi a “trasmettere” messaggi unilaterali.

5. Etica e sostenibilità come valori di marketing

Nel 2025 i valori contano quanto i prodotti: sostenibilità, responsabilità sociale ed etica sono diventati elementi cardine anche nel marketing B2B. I clienti aziendali, infatti, valutano sempre più attentamente l’impatto ambientale e sociale dei fornitori nella loro filiera. Una ricerca recente indica che ben il 75% dei decision maker B2B considera la sostenibilità un fattore critico nelle decisioni di acquisto. Ciò significa che comunicare in modo trasparente impegni e risultati in ambito ESG (Environmental, Social, Governance) non è più facoltativo, ma necessario per restare nella rosa dei fornitori prescelti. Le imprese B2B all’avanguardia integrano questi temi nella propria value proposition e li evidenziano nelle campagne marketing: ad esempio Schneider Electric incentra molte comunicazioni sui vantaggi in efficienza energetica e riduzione delle emissioni ottenuti dai clienti con i suoi sistemi, rafforzando la percezione di partner sostenibile. Allo stesso modo, Microsoft e Salesforce condividono regolarmente report e storie di successo legate alla sostenibilità (come il raggiungimento della neutralità carbonica o iniziative filantropiche globali), per dimostrare concretamente il proprio impegno. Questo trend comporta anche una maggiore attenzione all’etica nelle pratiche di marketing: messaggi onesti, dati presentati senza gonfiature e rispetto della privacy dei clienti. Un approccio etico paga nel lungo termine perché costruisce fiducia. Alcune aziende B2B comunicano persino i propri passi falsi passati e come stanno migliorando, trasformando la trasparenza in un elemento distintivo. Dal punto di vista competitivo, chi vanta solidi programmi di CSR (Corporate Social Responsibility) e li promuove ottiene un vantaggio: studi indicano che organizzazioni con una forte reputazione etica possono applicare prezzi premium fino al 20% più alti perché offrono un valore aggiunto intangibile. Nel 2025 quindi vedremo campagne B2B meno focalizzate solo sul prodotto e più orientate a raccontare come quel prodotto è realizzato – se è eco-friendly, se l’azienda tratta bene i dipendenti e sostiene la comunità. Il marketing B2B diventa anche storytelling di valori, per attrarre clienti che vogliono partner affidabili non solo sul piano tecnico, ma anche su quello morale. Chi abbraccia autenticamente questa filosofia (evitando il greenwashing, sempre in agguato) potrà differenziarsi in mercati altrimenti molto omogenei.

6. Personalizzazione e dati first-party

L’era del messaggio uguale per tutti è finita: nel 2025 la personalizzazione spinta sarà uno standard nel marketing B2B vincente. I business buyer si aspettano esperienze su misura simili a quelle che vivono da consumatori – del resto “B2B buyers are people too”. Ciò significa offrire contenuti, offerte e interazioni calibrate sulle specifiche esigenze di ogni account e, possibilmente, di ogni decisore all’interno di quell’account. Questa precisione è resa possibile dall’uso avanzato dei dati di prima parte (first-party), ovvero i dati proprietari che un’azienda raccoglie dai propri clienti attraverso il CRM, il sito web, gli eventi, le survey, etc. A differenza dei dati di terze parti (in via di estinzione a causa delle normative sulla privacy e del phase-out dei cookie), i dati first-party sono raccolti con il consenso diretto e offrono insight di qualità superiore sul proprio pubblico. Secondo un report recente, il 93% dei marketer considera fondamentale puntare sui dati di prima parte per rendere a prova di futuro le strategie di marketing. Non sorprende quindi che l’82% dei team marketing pianifichi di aumentare l’uso di questi dati proprietari entro l’anno prossimo. In pratica, grazie a database clienti ben popolati e a strumenti di data analytics e AI, un’azienda può segmentare il pubblico in maniera molto granulare (per settore, dimensione, ruolo professionale, comportamento di navigazione, storico di acquisto) e poi automatizzare l’invio di messaggi altamente rilevanti. Per esempio, un produttore di software ERP può far sì che il responsabile IT di una ditta manifatturiera riceva case study focalizzati su efficienza di produzione, mentre il CFO di una banca riceverà white paper sulle funzionalità di compliance finanziaria – tutto orchestrato in automatico da piattaforme di marketing automation con contenuti dinamici. La personalizzazione scalabile va ben oltre il usare il nome del destinatario nell’email: significa adattare in tempo reale sito e newsletter ai comportamenti dell’utente (mostrando prima le soluzioni più pertinenti per il suo settore), offrire raccomandazioni di prodotti basate sugli acquisti precedenti e persino calibrare le inserzioni pubblicitarie in base alla fase del funnel in cui si trova quell’account. Questa tendenza è anche una risposta all’overload informativo: bombarded di messaggi, i decision maker prestano attenzione solo a ciò che percepiscono come realmente utile per sé. Le aziende che sapranno sfruttare i propri dati (nel rispetto delle norme GDPR e simili) per creare esperienze 1-to-1 avranno un chiaro vantaggio competitivo. Un esempio notevole è Amazon Business: replica l’esperienza personalizzata di Amazon nel B2B, consigliando ai clienti aziendali forniture e prodotti in base agli acquisti passati e al settore, semplificando il processo di riordino e introducendo promozioni mirate per ogni azienda cliente. Anche nel mondo industriale, player come Siemens utilizzano dashboard dati per modulare le comunicazioni: ad esempio, notifiche di manutenzione predittiva inviate solo alle imprese che hanno macchinari in determinate condizioni. In sintesi, nel 2025 la data-driven personalization non sarà più un “nice to have” ma un requisito: i marketer dovranno diventare dei “sarti digitali”, confezionando esperienze su misura con i tessuti dei dati proprietari, per conquistare l’attenzione di buyer sempre più esigenti e digitalmente maturi.

7. Social selling e nuovo ruolo di LinkedIn

Infine, un trend che unisce marketing e vendite: il social selling, in particolare su LinkedIn, è destinato a diventare prassi standard nelle strategie B2B. Il social selling consiste nell’utilizzare i social network per identificare, comprendere e interagire con prospect, costruendo relazioni di fiducia che preparano il terreno alla vendita. Invece di telefonate a freddo o email impersonali, i commerciali moderni sviluppano la propria presenza professionale online e condividono contenuti utili per attirare l’attenzione dei potenziali clienti. LinkedIn è la piattaforma regina in questo campo: con oltre 900 milioni di utenti professionali nel mondo, di cui una quota crescente di decisori aziendali, rappresenta il luogo dove i buyer cercano ispirazione, consigli e connessioni. Diventare visibili e autorevoli su LinkedIn è quindi fondamentale per i fornitori B2B. Molte aziende lo hanno capito e investono in programmi di social selling enablement: Microsoft, SAP e Oracle – per citarne alcune – hanno formato intere reti di vendita sull’uso avanzato di LinkedIn Sales Navigator, insegnando ai propri account manager come ottimizzare il profilo, individuare gli stakeholder chiave in target e interagire con essi in modo non invasivo (ad esempio commentando i loro post, inviando articoli di interesse, partecipando a gruppi di settore). I risultati danno ragione a questa strategia: secondo dati di LinkedIn, il 78% dei venditori che adotta tecniche di social selling registra performance di vendita superiori rispetto ai colleghi che non sfruttano i social. In pratica, un commerciale attivo su LinkedIn che condivide regolarmente insight e success story del proprio settore viene percepito più come un consulente di fiducia che come un venditore, accorciando così le distanze col prospect. Un esempio concreto viene da IBM: già da alcuni anni l’azienda incoraggia i suoi sales executive a pubblicare articoli su LinkedIn Pulse e ad ampliare il network con dirigenti delle industrie target; di conseguenza, IBM ha constatato un incremento delle opportunità inbound generate dai social e una riduzione dei tempi di chiusura, perché il cliente “conosce già” l’esperto IBM tramite i contenuti visti online. Anche i top manager stanno diventando megafoni social: il CEO e altri leader aziendali spesso accumulano migliaia di follower, e con post autentici sulla visione dell’azienda o su temi caldi del settore amplificano la reputazione corporate (il cosiddetto Executive Branding). Nel 2025 assisteremo a una convergenza sempre maggiore tra comunicazione marketing e attività commerciale sui social: i marketer forniranno ai sales content sempre più personalizzati da condividere, misureranno l’impatto (es. visite al sito o lead provenienti da LinkedIn) e ottimizzeranno insieme ai venditori l’approccio. In un mercato dove la fiducia è tutto, “essere presenti” dove il cliente si informa – ovvero sui social – diventa una leva determinante per restare competitivi.

Fonti:

  1. Krein – “I 9 trend che cambieranno il Marketing B2B nel 2025” (17 gennaio 2025)krein.itkrein.it
  2. Datamatics – “Top 7 B2B Marketing Trends to Watch in 2025” (2024)datamaticsbpm.comdatamaticsbpm.com
  3. Joe Fontana – “Report Marketing B2B 2025: analisi completa di trend e strategie” (2024)joefontana.it
  4. Inside Comunicazione – “Social Selling: cos’è e perché è importante per il tuo business” (10 dicembre 2024)blog.insidecomunicazione.it
  5. New Breed (Jonathan Burg) – “Why Can’t Anyone Define Account Based Marketing?” – Blog NewBreedRevenue (22 aprile 2024)newbreedrevenue.com
  6. Cohora – “Why Integrating Zero-Party and First-Party Data Are Essential for 2025” (11 dicembre 2024)cohora.com
  7. Sanguine (Kevin Chern) – “The 6 Most Influential B2B Marketing Trends for 2025” (14 aprile 2025)sanguinesa.com
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