Panoramica dei motori di ricerca AI
Google SGE (Search Generative Experience): è la risposta di Google alla ricerca basata sull’AI. Invece di mostrare solo i classici link blu, SGE genera un breve riepilogo ai primi posti della SERP, sintetizzando informazioni provenienti da vari siti. Dal punto di vista tecnico, Google SGE utilizza modelli di linguaggio avanzati (inizialmente PaLM 2, in futuro forse Google Gemini) integrati nel motore di ricerca tradizionale. Il risultato è un box con testo generato dall’AI che risponde direttamente alla query dell’utente, corredato – almeno in parte – da riferimenti a fonti. Ad esempio, cercando “migliori smartphone 2025”, SGE potrebbe elencare in linguaggio naturale i 2-3 modelli top, menzionando da quali siti ha tratto le recensioni. Al momento SGE è attivo in versione sperimentale (negli USA e altri paesi) e non è ancora disponibile in Italia, ma Google potrebbe introdurlo presto anche nelle ricerche in italiano. In sintesi, Google SGE mira a velocizzare la ricerca offrendo risposte immediate e contestualizzate, riducendo la necessità di cliccare su più risultati.
ChatGPT come motore di ricerca: OpenAI’s ChatGPT non nasce come motore di ricerca tradizionale, ma la sua capacità di comprendere domande in linguaggio naturale e fornire risposte dettagliate lo rende un potente strumento “alternativo” per cercare informazioni. ChatGPT (soprattutto nella versione GPT-4) può attingere al vasto corpus di conoscenze con cui è stato addestrato, anche se il suo training è limitato (nel caso di GPT-4, principalmente a dati fino al 2021). Nel 2025 ChatGPT ha introdotto funzionalità di browsing e plugin che gli permettono di cercare sul web informazioni aggiornate quando necessario, avvicinandolo al concetto di “ChatGPT Search”. In pratica un utente può porre a ChatGPT domande come “qual è l’ultima normativa fiscale per le PMI?” e ottenere una risposta articolata. Fonti e modello: ChatGPT utilizza modelli generativi (GPT-3.5 o GPT-4) e fornisce risposte sotto forma di conversazione. Diversamente da Google, non ha un indice costantemente aggiornato del web, ma quando è connesso (ad es. in modalità browsing) interroga un motore di ricerca esterno (Bing) e poi sintetizza i contenuti trovati. Per impostazione predefinita, però, ChatGPT non mostra esplicitamente i link alle fonti nelle sue risposte. L’esperienza utente è quella di un dialogo: l’utente può fare domande di follow-up, chiedere chiarimenti o approfondimenti, affinando progressivamente la ricerca in modo conversazionale. Questo approccio è molto utile per query complesse o discorsive (es. brainstorming, consigli personalizzati) dove il motore AI può riassumere migliaia di parole di documentazione in poche frasi comprensibili.
Perplexity AI: è un motore di ricerca AI nativo, progettato specificamente per combinare la potenza di un assistente AI con l’accesso in tempo reale alle informazioni online. Dal punto di vista tecnico, Perplexity usa modelli linguistici avanzati (basati sulle API di OpenAI) collegati a un modulo di ricerca web: ogni query viene prima usata per cercare in rete (ad esempio tramite Bing API), poi l’AI legge i risultati rilevanti e genera una risposta sintetica. La caratteristica chiave di Perplexity è la citazione puntuale delle fonti: accanto ad ogni frase o fatto fornito, viene indicato il riferimento al sito da cui l’informazione è tratta, con link numerati. Ad esempio, chiedendo “come funziona il bonus export digitale per PMI?”, Perplexity fornirà un paragrafo di risposta e magari [1] un link al sito del MISE, [2] un articolo di giornale economico, ecc. Sul piano funzionale, l’interfaccia di Perplexity è simile a una chat: l’utente vede la risposta e sotto i riferimenti, e può continuare ponendo domande correlate. Aggiornamento e accuratezza: Perplexity è in grado di fornire risposte aggiornate (p.es. su notizie o dati del 2025) perché effettua ricerche live al momento della query. Questo lo rende adatto a chi vuole sia la comodità di un riassunto AI sia la possibilità di verificare le fonti direttamente. In sintesi, Perplexity AI punta a unire il meglio dei due mondi: la sintesi dell’AI e l’affidabilità delle fonti citate.
Differenze chiave tra Google SGE, ChatGPT e Perplexity
Modello AI e accesso alle informazioni: Google SGE opera all’interno del motore di ricerca Google: utilizza il suo enorme indice web e applica un modello generativo (PaLM 2/LLM Google) per riassumere le informazioni più pertinenti. ChatGPT invece si basa sul proprio modello linguistico addestrato su un dataset ampio ma statico; quando è usato per la “ricerca” può interrogare il web in tempo reale solo se dispone di plugin o browsing, altrimenti attinge al suo training (rischiando di fornire dati obsoleti). Perplexity combina un modello OpenAI con ricerche in tempo reale, garantendo aggiornamento continuo.
Fonti e citazioni: Una differenza cruciale è come vengono presentate (o omesse) le fonti. Perplexity è il più trasparente: ogni risposta include note con link alle fonti originali, valorizzando i contenuti dei siti web citati. Google SGE generalmente mostra alcuni riferimenti, ad esempio piccole menzioni o link ai siti da cui ha tratto il contenuto, spesso sotto forma di schede cliccabili nella risposta AI. Tuttavia l’utente potrebbe non notare subito queste fonti se non espande il risultato generativo. ChatGPT, di base, non riporta le fonti: le sue risposte sembrano provenire “dall’oracolo” e solo se l’utente lo chiede esplicitamente può fornire un link (ammesso che ne abbia accesso via browsing). Questo significa che, ad esempio, per una stessa domanda su un prodotto: SGE potrebbe dire “Secondo [Fonte1] e [Fonte2], questo prodotto…”; Perplexity dirà “Il prodotto X ha queste caratteristiche [1][2]”; ChatGPT risponderà discorsivamente senza rivelare da dove ricava le informazioni, a meno di prompt specifici.
Stile e formato delle risposte: Google SGE integra la risposta generativa all’interno della pagina dei risultati. Spesso appare in un riquadro colorato in cima, con testo conciso e talvolta elementi visivi (immagini, grafici) o liste puntate. L’utente può scorrere per vedere i risultati organici tradizionali subito sotto. ChatGPT fornisce risposte più lunghe e articolate in formato conversazionale, fuori dal contesto di Google: è l’utente a dover andare su ChatGPT e porre la domanda. Il tono è quello di un assistente personale, che può dettagliare quanto richiesto e poi attendere la prossima domanda. Perplexity adotta anch’esso un formato Q&A simile a ChatGPT, ma tende a mantenere le risposte relativamente brevi e focalizzate, sapendo che l’utente può approfondire cliccando le fonti. Un aspetto notevole: Google SGE e Perplexity “guidano” ancora traffico verso i siti, seppur in misura minore rispetto a una SERP classica, mentre ChatGPT spesso soddisfa la query interamente all’interno della chat.
Personalizzazione e follow-up: Tutti e tre permettono all’utente di fare domande successive per approfondire (in Google SGE c’è la funzione “chiedi di più” per refiner la ricerca). ChatGPT eccelle nel follow-up libero – puoi continuare a dialogare e persino richiedere formati diversi (liste, esempi, traduzioni). Perplexity consente follow-up cliccando su domande correlate suggerite. Google SGE integra follow-up predefiniti: ad esempio dopo una risposta su “migliori auto elettriche”, potrebbe proporre “confronta autonomia” o “auto elettriche economiche” come spunti.
Visibilità per i brand: chi premia i siti (e chi no)?
Dal punto di vista di una PMI che investe in content marketing e SEO, la grande domanda è: questi motori AI portano visitatori al mio sito oppure “trattengono” gli utenti sulla loro piattaforma? La visibilità dei brand varia molto tra le piattaforme:
- Google SGE: tende a premiare i siti (in parte) perché il suo scopo è comunque fornire un ponte verso informazioni affidabili sul web. Nelle risposte SGE, se ad esempio viene citato un dato da ilsole24ore.com, l’utente vedrà il nome o il favicon del sito e potrà cliccare. Certo, la percentuale di utenti che cliccheranno sul link citato in SGE probabilmente è più bassa rispetto a una SERP tradizionale (dove avrebbero dovuto cliccare un risultato per avere la risposta completa). Ma i siti autorevoli e con contenuti ben ottimizzati possono ancora ottenere traffico: SGE spesso attinge proprio da essi per costruire la risposta. In pratica, Google SGE mantiene l’utente sul motore un po’ di più (perché fornisce già parte della risposta), ma offre comunque ai siti la chance di farsi notare come fonte di approfondimento.
- ChatGPT: è la piattaforma che meno di tutte “premia” i siti esterni. Una volta che l’utente fa una domanda a ChatGPT, riceve una risposta senza alcun riferimento diretto ai brand o ai content creator originali. Ad esempio, se un utente chiede “come risolvere un errore di Windows”, ChatGPT potrebbe benissimo fornire la soluzione passo-passo che ha appreso leggendo manuali e forum, ma l’utente non vedrà mai il link al forum Microsoft o al blog da cui quell’informazione deriva. Ciò significa zero traffico diretto verso quei siti. Dal punto di vista delle conversioni, se un potenziale cliente cerca “miglior gestionale per PMI” su ChatGPT, l’AI potrebbe elencare caratteristiche e magari citare alcuni nomi di software famosi (presi dalla sua conoscenza generale), ma difficilmente dirà “vai sul sito X per saperne di più”, a meno che non venga chiesto. Per un brand emergente, essere menzionati da ChatGPT è questione di essere presenti nel suo dataset (cosa non controllabile a breve termine). In sostanza, ChatGPT trattiene l’utente nella chat: ottimo per l’utente che ottiene tutto subito, meno per i siti che perdono visite e opportunità di far conoscere il proprio brand o convertire quel traffico in lead.
- Perplexity AI: occupa una posizione intermedia ma tendenzialmente favorevole ai siti web. Ogni risposta di Perplexity include i link alle fonti: questo significa che se il vostro sito viene utilizzato come riferimento, l’utente lo vedrà chiaramente indicato (con il nome del dominio) e con un clic finirà direttamente sulla vostra pagina. È vero che molti utenti potrebbero accontentarsi del riassunto offerto dall’AI e non cliccare ulteriormente – un fenomeno analogo ai “zero-click searches” su Google – però almeno il brand ottiene visibilità come fonte autorevole. Inoltre, c’è da notare che gli utenti di Perplexity spesso sono persone in cerca di approfondimenti e che apprezzano le fonti: se vedono il vostro sito citato, è probabile che abbiano un livello di fiducia maggiore e siano più propensi a visitarlo rispetto a un utente medio di Google. Alcuni studi di settore indicano che il traffico proveniente da motori AI, pur ridotto nei volumi, mostra tempi di permanenza sul sito più lunghi e utenti più ingaggiati rispetto al traffico organico tradizionale. Ciò si spiega col fatto che chi arriva sul sito dopo aver letto la risposta AI ha già un interesse mirato e ha “filtrato” la sua intenzione. In sintesi, Perplexity può portare traffico qualificato: piccoli numeri, ma utenti potenzialmente molto interessati (quindi con buone probabilità di conversione).
Quali contenuti (e settori) funzionano meglio
Non tutti i tipi di query rendono allo stesso modo su questi motori, e di conseguenza i settori potrebbero avere impatti diversi:
- Google SGE: essendo integrato nella ricerca generale, copre praticamente ogni settore. Tuttavia, Google ha impostato SGE in modo da non generare risposte AI per alcune query sensibili (ad esempio salute, finanza personale – i cosiddetti ambiti YMYL, Your Money Your Life). In quei casi, continua a mostrare i classici risultati. Settori come il turismo, l’e-commerce e il fai-da-te vedono SGE attivo: per una query tipo “migliori trapani a batteria”, SGE fornirà un elenco ragionato di prodotti con link a schede o recensioni, fungendo quasi da comparatore. Questo può avvantaggiare gli e-commerce con buon posizionamento SEO, i cui prodotti possano essere suggeriti. Invece, contenuti how-to dettagliati (ricette, guide tecniche) potrebbero subire un calo di clic: se SGE fornisce già tutti i passi di una ricetta, l’utente potrebbe non aprire il sito. Bisogna dire però che SGE spesso non dà l’intero procedimento step-by-step (per rispetto del contenuto altrui), quindi siti di ricette o tutorial potrebbero ricevere ancora traffico dall’utente che cerca approfondimenti o varianti.
- ChatGPT: viene utilizzato tantissimo per settori come tecnologia, coding, formazione, consulenza generica, supporto clienti. Ad esempio molti utenti chiedono a ChatGPT di scrivere codice o di spiegare concetti complessi (matematica, lingua, marketing). Se la vostra PMI opera in un settore dove le risposte possono essere fornite direttamente dall’AI (es. “come fare un business plan”, “trucchi per ottimizzare Windows”, “ricetta della carbonara”), è probabile che ChatGPT stia già dando quelle risposte attingendo ai contenuti pubblici – riducendo il traffico verso blog e forum. D’altra parte, ci sono ambiti in cui ChatGPT è meno efficace o affidabile: notizie aggiornate, normative locali, servizi locali o specifici. Ad esempio, un utente che chiede “orari di apertura negozio X a Napoli” non otterrà risposta utile da ChatGPT (meglio Google); oppure “novità fiscali 2025 PMI” potrebbe ricevere da ChatGPT informazioni superate, mentre su Google troverebbe l’ultimo articolo di un commercialista. Quindi per settori molto time-sensitive o local (news, eventi, attività locali, leggi in vigore) ChatGPT non rimpiazza il motore di ricerca tradizionale. Inoltre, per prodotti e servizi specifici – come software aziendali di nicchia – ChatGPT potrebbe non avere conoscenza approfondita o confondere nomi, mentre un motore come Google/SGE mostrerebbe direttamente il sito ufficiale. In breve, ChatGPT “funziona meglio” per contenuti enciclopedici, tutorial generici e consulenza testuale; soffre invece su contenuti verticali di aggiornamento continuo.
- Perplexity AI: viene apprezzato da professionisti, studenti e ricercatori che vogliono risposte affidabili con fonti. Ciò significa che settori scientifici, finanziari, legali, B2B tecnico potrebbero trovare in Perplexity un veicolo in crescita: ad esempio, una PMI che pubblica studi o report di settore potrebbe vedere i propri dati citati da Perplexity in risposte a domande specifiche (es. “quota di mercato energie rinnovabili Italia 2025”). Anche le aziende che producono contenuti educativi di qualità (guide, white paper) potrebbero emergere come fonti citate. D’altra parte, Perplexity non ha un database interno come ChatGPT: se il vostro settore è poco coperto online (pochi articoli indicizzati), l’AI potrebbe non trovarvi affatto. Perplexity brilla nelle query dove ci sono dati comparativi, elenchi di pro e contro, spiegazioni tecniche – perché può sintetizzarli e indicare chi li ha detti. Per query più aperte o soggettive (es. consigli di stile, opinioni) è meno efficace, quindi per settori come moda, arte, coaching motivazionale l’utente medio probabilmente preferisce ancora una ricerca classica o YouTube, oppure chiede a ChatGPT per comodità.
Strategia SEO 2026 per le PMI: dove puntare e perché
Alla luce di tutto ciò, come dovrebbe regolarsi una piccola-media impresa italiana per massimizzare la propria presenza online? Ecco alcuni consigli chiave per il 2026:
1. Google rimane la priorità (ma preparatevi a SGE): In termini di volume, il traffico organico tradizionale da Google è tuttora dominante. Parliamo di oltre il 48% del traffico internet globale contro meno dello 0,2% generato dai motori AI. Quindi, l’ottimizzazione SEO “classica” sul motore di ricerca Google resta fondamentale. Continuate a creare contenuti di qualità, seguire le best practice SEO e curare l’esperienza utente sul vostro sito. Allo stesso tempo, preparatevi all’arrivo di SGE anche in Italia: ciò significa che ancor più che in passato conterà fornire risposte rapide e precise nei vostri contenuti. Strutturate gli articoli con paragrafi riepilogativi chiari (che un’AI potrebbe facilmente estrarre), usate schema markup se possibile per aiutare Google a capire i vostri dati, e puntate ad essere tra le fonti autorevoli che SGE potrebbe selezionare. In pratica, farsi includere nella risposta di SGE diventerà un nuovo obiettivo SEO: per riuscirci, focalizzate i contenuti su domande specifiche dei vostri clienti e fornite risposte sintetiche ma esaustive, pronte per essere “lette” dall’AI di Google.
2. Monitorare e sfruttare ChatGPT (come strumento interno e canale indiretto): Anche se ChatGPT non porta direttamente visite, la sua enorme diffusione significa che molti utenti trovano risposte su di esso anziché su Google. Cosa fare? Prima di tutto, conoscere ciò che ChatGPT sa del vostro settore e del vostro brand: provate a chiedergli informazioni sulla vostra azienda, sui vostri prodotti o sulle problematiche che risolvete. Se notate che le risposte contengono errori o mancano dettagli importanti, potrebbe essere utile migliorare la vostra presenza online “ufficiale” (es. aggiornare Wikipedia, pubblicare FAQ sul sito, comunicati stampa online) perché è da lì che ChatGPT attinge la sua conoscenza di base. Inoltre, potete sfruttare ChatGPT come strumento interno: ad esempio per generare idee di contenuto, simulare le domande che i clienti potrebbero porre e verificare se i vostri articoli rispondono adeguatamente (se ChatGPT dà una risposta migliore della vostra, dovete aggiornare i contenuti!). Come canale indiretto, considerate la possibilità di integrare soluzioni simili a ChatGPT nel vostro sito (chatbot AI per supporto clienti), così da abituare gli utenti a interagire con voi anche in modalità conversazionale. In sostanza, mentre il traffico SEO principale arriva da Google, ChatGPT va tenuto d’occhio: ottimizzare per ChatGPT significa avere informazioni corrette diffuse in rete e costruire autorità del brand a monte.
3. Perplexity e altri motori AI: nicchie da coltivare: Perplexity AI e simili (Bing Chat, You.com, ecc.) possono sembrare marginali oggi, ma stanno guadagnando utenti “di qualità”. Una PMI dovrebbe ogni tanto verificare la propria visibilità su queste piattaforme: ad esempio, cercate su Perplexity domande inerenti al vostro settore e vedete se compaiono contenuti del vostro sito come fonte. Se no, potrebbe essere un segnale che la vostra SEO va rafforzata (Perplexity pesca dai risultati dei motori di ricerca: se non vi trova, forse non siete abbastanza in alto su Google/Bing per quelle query). Al contrario, se scoprite che un vostro articolo è spesso citato come fonte, è un ottimo indicatore di autorevolezza. Potreste allora enfatizzare quel contenuto, aggiornandolo regolarmente e magari creando infografiche o risorse scaricabili: questo aumenterà le possibilità che sia referenziato dall’AI e contemporaneamente ne aumenterà il valore per gli utenti che arrivano. In generale, puntare su contenuti approfonditi e affidabili paga su tutti i fronti: Google li premia nel ranking, e i motori AI li utilizzano come base per le loro risposte. Le PMI possono dunque ritagliarsi spazio diventando punto di riferimento di nicchia – ad esempio, il blog tecnico di una piccola azienda manifatturiera potrebbe essere citato su Perplexity per una particolare procedura se è l’unico ad averla spiegata bene.
4. Focus sull’intento dell’utente e sul funnel di conversione: Con l’avvento dei motori AI, è ancora più importante comprendere cosa cerca realmente l’utente e in quale fase del percorso di acquisto si trova. Spesso chi usa ChatGPT o Perplexity lo fa per avere una panoramica o una risposta rapida: questo può significare che quando poi arriva sul vostro sito (magari tramite un link citato da Perplexity, o dopo aver letto qualcosa su SGE) è già in fase avanzata di valutazione. Dovete farvi trovare pronti con contenuti che approfondiscano e convertono. Ad esempio, se vendete software gestionale: l’utente potrebbe aver chiesto a ChatGPT “quali sono i migliori software gestionali per piccole imprese?” ottenendo un elenco generico. Quando poi quell’utente clicca sul vostro sito da Google (magari cercando il nome del vostro prodotto che ha scoperto tramite l’AI), si aspetta di trovare subito valore e prova concreta di come potete aiutarlo. Quindi curate landing page e contenuti di prodotto pensando a un pubblico che arriva già informato sommariamente dall’AI. In breve: meno traffico, ma più qualificato – va capitalizzato con pagine chiare, call-to-action forti e magari demo, perché l’utente “AI-centrico” ama sperimentare rapidamente soluzioni.
5. Educazione e fiducia: Infine, comunicatelo internamente e preparatevi a educare anche i vostri clienti: l’AI nella ricerca è un trend in crescita, ma non deve spaventare. Spiegate al vostro team marketing che SEO e “AEO” (Answer Engine Optimization) devono andare a braccetto. Continuate a fare marketing digitale integrato: presidiate Google (anche con Ads e Local SEO se applicabile), considerate Bing e altri canali tradizionali, ma iniziate a prendere confidenza con questi motori AI. Potreste condividere sui social o via newsletter le modalità per trovarvi su Perplexity o attivare SGE, così da posizionarvi come azienda innovativa. La fiducia degli utenti si guadagna anche essendo presenti dove loro cercano. Se un potenziale cliente vi scopre tramite un risultato generato dall’AI, sarà importante che trovi conferma della vostra autorevolezza appena arriva sulle vostre pagine (testimonianze, case study, certificazioni). In poche parole, fate in modo che l’AI dica di voi cose positive e veritiere, fornendo voi stessi per primi contenuti validi al web.
Conclusione: per le PMI italiane, il 2026 sarà un anno di transizione in cui coesisteranno ricerca tradizionale e ricerca generativa AI. La strategia vincente non è abbandonare la SEO classica, bensì ampliarla: creare contenuti pensati sia per l’algoritmo di Google che per i motori AI. Google SGE rimarrà probabilmente la fonte principale di traffico, ma strumenti come ChatGPT e Perplexity influenzeranno le fasi iniziali del journey degli utenti. Investire tempo nel comprendere e ottimizzare per questi nuovi “motori” oggi significa assicurarsi un vantaggio competitivo domani. In definitiva, “dove puntare” non è un vincitore unico: puntate su Google per la quantità e su AI search per la qualità del traffico. Così facendo, manterrete la vostra visibilità alta su tutti i fronti e sarete pronti a convertire clienti sia che arrivino dai risultati classici, sia che vi scoprano attraverso una risposta generata dall’intelligenza artificiale.
Hai trovato utile questo confronto? Fa parte del nostro speciale sulla SEO per AI. Per un quadro d’insieme aggiornato, visita il nostro manuale sulla SEO AI 2026, con scenari, strumenti e strategie.