Illustrazione in stile fumetto italiano che raffigura una professionista che analizza dati predittivi su un laptop, simbolo del marketing predittivo e dell’uso dell’intelligenza artificiale per anticipare i bisogni dei clienti.

Checklist SEO: 12 Azioni da Fare nel 2026 per Restare Competitivi

Nel 2026 il panorama della SEO (search engine optimization) continua a evolversi con l’integrazione di AI generativa, nuove modalità di ricerca e aspettative sempre più alte da parte degli utenti. Questa checklist propone 12 azioni pratiche e aggiornate per mantenere una forte visibilità organica: dalle strategie per adattarsi a Google SGE e gestire i contenuti AI, fino al miglioramento di UX e performance tecnica e all’implementazione dei principi E-E-A-T. Segui questi consigli per restare competitivo nelle SERP di Google anche nell’era della ricerca avanzata.

Il mondo dei motori di ricerca sta affrontando cambiamenti senza precedenti. L’ascesa di soluzioni basate sull’AI come la Search Generative Experience di Google, il fenomeno dei zero-click e nuovi aggiornamenti degli algoritmi impongono a marketer e aziende di rivedere le proprie strategie SEO. Per restare competitivi nel 2026, non basta applicare le vecchie tecniche: occorre un approccio proattivo e orientato alla qualità a 360 gradi. Ecco 12 azioni chiave da intraprendere per mantenere un vantaggio competitivo nella SEO 2026 e garantire la massima visibilità organica al tuo sito.

1. Adattati alla Search Generative Experience (SGE) di Google

Google sta integrando sempre più l’intelligenza artificiale generativa nei risultati di ricerca attraverso la Google SGE (Search Generative Experience). Questo significa che per molte query Google fornisce direttamente un riepilogo AI con le informazioni richieste, mostrando al contempo poche fonti rilevanti. Per i siti web, l’SGE comporta potenzialmente un calo di traffico organico perché l’utente trova già la risposta in pagina senza cliccare. Alcune analisi iniziali hanno rilevato cali medi del traffico organico tra il 15% e il 25%, con picchi fino al 50% o più in determinati settori tecnologici. Cosa fare? Invece di temere SGE, occorre adattarsi: punta a far sì che i tuoi contenuti siano tra quelli citati dall’AI. Come? Produci contenuti molto approfonditi e specifici, che rispondano esattamente alle domande degli utenti (meglio se per query long-tail e più conversazionali) e mostrino autorevolezza. Lavora per conquistare le prime 3 posizioni organiche su Google, perché l’AI tende a pescare da siti ben posizionati e affidabili. Inoltre, se la tua attività opera localmente, cura la SEO locale (profilo Google Business, recensioni, presenza nel Local Pack): i risultati local rilevanti hanno buone probabilità di comparire nel pannello SGE per ricerche geolocalizzate.

2. Ottimizza per i risultati di ricerca zero-click

Il fenomeno delle ricerche zero-click – in cui l’utente ottiene la risposta direttamente nella SERP senza visitare alcun sito – è in crescita costante. Oltre la metà delle ricerche mobile e una quota significativa su desktop terminano senza clic su risultati organici. Questo avviene per via di featured snippet, box informativi, Knowledge Panel e ora risultati generativi AI che forniscono immediatamente informazioni. Per non perdere rilevanza, devi ottimizzare i tuoi contenuti affinché siano presenti in questi spazi privilegiati. In pratica, formatta le pagine in modo da favorire la comparsa di snippet in primo piano: ad esempio includi sezioni FAQ con domande e risposte concise (utilizzando schema FAQPage), elenchi puntati o numerati per rispondere a procedure (utili per snippet “How-To”), e testi che forniscano definizioni chiare dei concetti. Rispondi in modo diretto alle domande principali dei tuoi utenti già all’inizio dell’articolo, così da aumentare le chance che Google estragga quel testo come snippet. Anche ottimizzare le immagini (con attributi alt descrittivi) e i video può aiutarti ad apparire nei risultati zero-click come i caroselli di immagini o i video suggeriti. Infine, cura il branding: se gli utenti vedono la risposta direttamente sulla SERP, è importante che riconoscano la tua fonte come autorevole (ad esempio dal titolo della pagina o dal nome del dominio mostrato), aumentando la fiducia e le probabilità che cerchino direttamente il tuo sito in futuro.

3. Applica i principi di E-E-A-T nei tuoi contenuti

Google valuta la qualità dei contenuti attraverso il framework E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness), ovvero Esperienza, Competenza, Autorevolezza e Affidabilità. Nel 2026 questi criteri sono più importanti che mai. Assicurati che ogni contenuto che pubblichi dimostri esperienza diretta sull’argomento (esempi concreti, casi di studio, testimonianze), che l’autore sia competente e qualificato, che il sito goda di autorevolezza nel settore e che le informazioni fornite siano affidabili e verificabili. Come implementarlo? In pratica, arricchisci gli articoli con dettagli frutto di esperienza sul campo, cita fonti esterne autorevoli a supporto dei dati o affermazioni importanti, e aggiungi un profilo autore con credenziali e biografia per dare un volto e credibilità ai contenuti. Se operi in settori YMYL (Your Money, Your Life) come salute, finanza o legale, applica standard ancora più rigorosi: ad esempio, fai revisionare i testi a professionisti certificati, mostra eventuali licenze o certificazioni e mantieni i contenuti sempre aggiornati e accurati. Google premia i siti che dimostrano di “sapere di cosa parlano”: investire su E-E-A-T significa investire sulla qualità percepita, sia dagli utenti sia dagli algoritmi di ricerca.

4. Sfrutta i contenuti AI in modo strategico e responsabile

L’intelligenza artificiale generativa offre nuove opportunità per creare contenuti in modo efficiente, ma va utilizzata con criterio. Google ha chiarito che non penalizza i contenuti generati da AI a patto che siano utili, originali e pensati per le persone. Ciò significa che puoi tranquillamente usare tool come GPT per aiutarti a produrre articoli o descrizioni, ma devi sempre mantenere controllo umano sulla qualità. Azione consigliata: impiega l’AI per attività come brainstorming di idee, ricerca di parole chiave correlate, struttura dei contenuti o addirittura una prima bozza di testo. Successivamente, rifinisci manualmente il contenuto, aggiungendo quel valore aggiunto che solo l’esperienza umana può dare: approfondimenti originali, tono adeguato al tuo brand, esempi pratici e verifiche dei fatti. Evita di pubblicare testi generati automaticamente senza revisione, perché rischiano di contenere imprecisioni o risultare generici. Inoltre, segnala in modo trasparente quando opportuno l’uso di AI (ad esempio con una nota “contenuto creato con l’ausilio di AI e revisione umana”), soprattutto per contenuti giornalistici o informativi dove l’utente potrebbe chiedersi chi è l’autore. In sintesi, l’AI può farti risparmiare tempo e ampliare la produzione di contenuti, ma la parola d’ordine è qualità: usala come supporto, non come sostituto totale dei tuoi creator.

5. Migliora la User Experience (UX) del sito

L’esperienza utente sul tuo sito web è un fattore sempre più determinante per il successo SEO. Un sito che offre una UX scadente – navigazione confusa, layout poco chiaro, tempi di caricamento lenti o contenuti difficili da fruire – allontana gli utenti e di conseguenza invia segnali negativi anche ai motori di ricerca. Nel 2026, dopo anni di enfasi sul “Page Experience”, Google continua a dare importanza a segnali indiretti di soddisfazione utente. Per migliorare la UX: assicurati che il design del tuo sito sia pulito e mobile-friendly, con menu semplici e un’organizzazione logica delle pagine. Riduci al minimo gli elementi intrusivi (come popup aggressivi o banner che coprono il contenuto) e rendi facilmente accessibili le informazioni importanti. Verifica che call-to-action e pulsanti siano ben visibili e funzionanti, e che non ci siano errori di navigazione (link rotti, pagine 404 non gestite). Un altro aspetto cruciale è l’usabilità mobile: oggi la maggior parte del traffico proviene da dispositivi mobili, quindi l’esperienza su smartphone deve essere fluida quanto su desktop. Migliorare la UX significa anche curare i dettagli: ad esempio, assicurati che i font siano leggibili, che il contrasto visivo sia adeguato e che eventuali elementi interattivi (form, configuratori, ecc.) siano intuitivi. Una buona esperienza utente si traduce in tempi di permanenza più alti, minor frequenza di rimbalzo e maggiori conversioni – tutti fattori che indirettamente contribuiscono a rafforzare la tua presenza organica.

6. Ottimizza la performance tecnica (Core Web Vitals)

Le prestazioni tecniche del sito restano un pilastro fondamentale della SEO. Google continua a valutare parametri come la velocità di caricamento, la reattività e la stabilità visiva delle pagine tramite i Core Web Vitals. Un sito lento o poco efficiente non solo frustra gli utenti, ma rischia di essere penalizzato nei risultati di ricerca rispetto a siti concorrenti più performanti. Per il 2026, assicurati di monitorare e migliorare costantemente questi aspetti. Interventi pratici: comprimi e ottimizza le immagini (magari adottando formati moderni come WebP), utilizza caching e CDN per velocizzare la distribuzione dei contenuti, minimizza file CSS e JavaScript ed elimina le risorse inutilizzate che appesantiscono il caricamento. Fai attenzione in particolare al Largest Contentful Paint (LCP) (che misura il tempo di caricamento del contenuto principale visibile), all’Interaction to Next Paint (INP) o First Input Delay (che riflettono la reattività ai primi input dell’utente) e al Cumulative Layout Shift (CLS) (che indica la stabilità del layout durante il caricamento). Questi indicatori dovrebbero rientrare nei range “buoni” secondo i tool di Google (ad esempio PageSpeed Insights o Search Console). Oltre ai Web Vitals, cura altri aspetti tecnici SEO: verifica che il sito sia mobile-first (Google indicizza la versione mobile), correggi eventuali errori 404 o di server, mantieni una struttura di URL pulita e implementa un file sitemap.xml e robots.txt ottimali. Un sito tecnicamente solido garantisce ai crawler di Google una scansione efficiente e agli utenti un’esperienza fluida – la base per costruire ranking duraturi.

7. Implementa dati strutturati e rich snippet

Nel 2026 non si può ignorare l’uso dei dati strutturati (schema markup) come parte integrante di una strategia SEO tecnica. Il markup schema.org consente di etichettare specifici elementi delle tue pagine (recensioni, prodotti, ricette, FAQ, articoli, eventi, ecc.) in modo che i motori di ricerca possano interpretarli meglio e presentarli con rich snippet accattivanti. I rich snippet (stelline delle recensioni, prezzi dei prodotti, FAQ espandibili direttamente in SERP, etc.) aumentano la visibilità del risultato e il CTR (click-through rate) perché forniscono subito informazioni utili all’utente. Inoltre, in un’epoca di ricerca semantica e SGE, i dati strutturati aiutano Google a comprendere più a fondo il contesto e il contenuto delle tue pagine, incrementando la possibilità che vengano scelte come fonti autorevoli. Cosa fare in concreto: identifica le pagine chiave del tuo sito e aggiungi il markup appropriato. Se hai un e-commerce, implementa schema Product (con prezzo, disponibilità, valutazione). Se gestisci un blog con tutorial o guide, utilizza schema HowTo o FAQPage dove pertinente. Per articoli e news, lo schema Article/NewsArticle con autore, data di pubblicazione e immagine di anteprima è utile. Inserisci i dati strutturati direttamente nel codice HTML (in formato JSON-LD, preferibilmente) oppure tramite il Google Tag Manager se vuoi evitarne l’inserimento manuale. Una volta aggiunti, testa sempre il markup con gli strumenti di Google (Rich Results Test) per verificare che non ci siano errori. Implementando correttamente i dati strutturati, le tue pagine saranno “machine-friendly”, pronte per essere valorizzate sia nei risultati tradizionali sia nelle nuove esperienze di ricerca AI-driven.

8. Allinea i contenuti all’intento di ricerca degli utenti

Comprendere e soddisfare l’intento di ricerca (search intent) è fondamentale per scalare le SERP nel 2026. Google diventa sempre più abile a distinguere cosa cercano davvero gli utenti – che sia informazione, navigazione verso un sito specifico, acquisto di un prodotto o altro – e premia i contenuti che meglio corrispondono a tale intento. Per ogni parola chiave che miri a posizionare, chiediti: qual è il bisogno sottostante dell’utente? Adatta quindi il formato e l’angolazione del contenuto di conseguenza. Ad esempio, se l’intento è informativo (utente che vuole imparare o capire un argomento), privilegia guide complete, tutorial, definizioni chiare e approfondimenti autorevoli. Se l’intento è commerciale (utente valuta un acquisto), punta su recensioni dettagliate, confronti tra prodotti, case study e assicurati di includere call-to-action efficaci. Un approccio utile è organizzare i contenuti in cluster tematici: scegli un argomento principale e crea attorno ad esso contenuti correlati che ne coprano tutte le sfaccettature (sottotemi, domande frequenti, problemi comuni, ecc.). Questo non solo aumenta l’autorevolezza percepita (diventi una risorsa completa su quel tema), ma aiuta Google a capire che il tuo sito copre l’intero campo semantico relativo a quell’argomento. Usa strumenti di analisi delle query o semplicemente il buon senso e la conoscenza del tuo pubblico per individuare le domande reali che le persone si pongono, e assicurati che la tua pagina fornisca proprio quelle risposte. In sintesi, metti sempre l’utente al centro: un contenuto che soddisfa pienamente la ricerca di un utente non solo verrà premiato da Google, ma genererà anche più engagement e conversioni.

9. Aggiorna e migliora periodicamente i contenuti esistenti

Non basta creare nuovi contenuti: per mantenere la visibilità organica è essenziale prendersi cura anche di ciò che hai già pubblicato. Nel tempo, infatti, le informazioni diventano obsolete, i concorrenti producono articoli più freschi e gli algoritmi di Google possono rivalutare l’importanza di certe pagine. Una delle azioni più efficaci nel 2026 è implementare un processo di content refresh regolare. Cosa significa? Periodicamente (ad esempio ogni 6-12 mesi) rivedi i tuoi articoli principali: controlla che i dati e le statistiche citate siano aggiornate, aggiungi eventuali novità emerse sull’argomento, correggi link rotti o riferimenti non più validi e valuta se puoi arricchire il contenuto con nuove sezioni o approfondimenti. Google apprezza i contenuti freschi e pertinenti – tanto che spesso la data di ultimo aggiornamento compare nei risultati – quindi un articolo aggiornato ha più chance di mantenere o migliorare il ranking rispetto a uno vecchio. Inoltre, considera di ripubblicare con data attuale (quando modifichi sostanzialmente un articolo) così da segnalare sia agli utenti sia al motore di ricerca che l’articolo è al passo coi tempi. Nell’aggiornare, osserva anche l’andamento SEO: tramite Search Console individua se la pagina ha perso posizioni o CTR per alcune keyword, e prova a migliorarla rispondendo meglio a quelle query. In alcuni casi, potresti unire contenuti simili (per evitare cannibalizzazioni interne) o eliminare del tutto pagine di bassa qualità non più utili, reindirizzandole altrove. Il motto è qualità over quantità: è preferibile avere 50 pagine eccellenti e aggiornate, piuttosto che 200 pagine lasciate a loro stesse. Un sito curato e aggiornato costruisce fiducia sia negli utenti abituali sia nei crawler di Google.

10. Diversifica i formati di contenuto (video, immagini, ecc.)

Nel 2026 la SEO non riguarda solo testi. I motori di ricerca offrono risultati sempre più ricchi e multimediali: video, immagini, snippet di testi da social, podcast e altro. Per massimizzare la tua visibilità, è importante diversificare i formati con cui offri contenuti e ottimizzarli per la ricerca. Ad esempio, i video stanno assumendo un ruolo centrale: Google spesso incorpora video di YouTube nelle prime posizioni per molte query (soprattutto come risposte a “come fare per…”). Considera quindi di creare video tutorial o pillole informative relative al tuo settore e di ottimizzarli con titolo, descrizione e tag contenenti le parole chiave mirate. Lo stesso vale per le immagini: utilizza foto, grafici o infografiche originali nei tuoi articoli e inserisci sempre testo alternativo (ALT text) descrittivo e pertinente, così da comparire nei risultati di Google Immagini o nei nuovi pannelli visuali (come Google Lens). Altri formati da esplorare includono i podcast (i cui episodi possono essere indicizzati e comparire nelle SERP per determinate query, soprattutto se trascritti), i PDF o ebook scaricabili (assicurati però che i PDF siano accessibili e ben ottimizzati, con meta-tag compilati), e contenuti interattivi come quiz o strumenti online che possono attirare backlink e condivisioni. La diversificazione serve anche a intercettare utenti con preferenze diverse: c’è chi preferisce guardare un video invece di leggere un lungo articolo, o chi cerca direttamente immagini di esempio. Offrendo il tuo valore in più formati aumenti la copertura delle SERP e rafforzi il tuo brand su più canali. Ricorda solo di mantenere la coerenza: ogni formato deve rispecchiare la qualità e il messaggio del tuo brand, e tutti dovrebbero rimandare al tuo sito (ad esempio con link nella descrizione dei video o watermark sulle immagini) per canalizzare l’interesse generato.

11. Costruisci autorità con backlink di qualità e trust del brand

Nonostante l’evoluzione della ricerca, i backlink restano un segnale di ranking molto rilevante anche nel 2026. La differenza sta nel puntare tutto sulla qualità e sulla rilevanza, anziché sulla quantità fine a sé stessa. Un profilo di backlink autorevole indica a Google che il tuo sito è considerato una risorsa valida da altre entità nel web. Dedicati quindi a strategie di Digital PR e content marketing per guadagnare menzioni e collegamenti naturali: crea studi originali, infografiche interessanti, white paper o guide che altri siti saranno invogliati a citare. Un singolo link da un sito di news importante o da una istituzione riconosciuta nel tuo settore vale più di centinaia di link da directory o siti di bassa lega. Evita tecniche spam o schemi di link, perché gli algoritmi (grazie anche a sistemi avanzati come SpamBrain) individuano e penalizzano pratiche manipolative. Oltre ai link esterni, cura anche l’autorità del brand in senso più ampio: Google sta dando crescente importanza ai segnali di brand awareness e trust. Ciò significa che se le persone cercano direttamente il tuo marchio, o se il tuo nome viene spesso associato a keyword di settore (ad esempio recensioni o articoli che ti citano senza link), il motore di ricerca percepisce una maggiore credibilità. Per stimolare ciò, aumenta la tua presenza online a tutto tondo: attività sui social media, partecipazione a forum o community di nicchia, presenza a webinar o eventi del settore (che magari generano copertura mediatica e link). Anche incoraggiare recensioni positive su piattaforme terze (Google Maps, Trustpilot, portali di settore) aiuta a costruire fiducia. In poche parole, diventa una voce autorevole nel tuo campo: quando il tuo sito e il tuo brand saranno riconosciuti dagli utenti e dagli addetti ai lavori, anche Google se ne accorgerà e ti premierà con posizionamenti più solidi.

12. Monitora gli aggiornamenti di Google e adatta la strategia SEO

L’ultima azione, trasversale ma vitale, è coltivare un approccio di miglioramento continuo. L’algoritmo di Google subisce costanti aggiornamenti (core updates, aggiornamenti specifici come il Helpful Content Update, modifiche ai sistemi di ranking, ecc.) e nascono nuove funzionalità nella ricerca. Per restare competitivo nel 2026, devi rimanere informato su queste evoluzioni e prontamente adattare la tua strategia. Iscriviti ai blog ufficiali (come Google Search Central) e alle newsletter di settore per ricevere notizie sugli update più importanti. Quando avviene un core update, analizza l’impatto sul tuo sito: hai registrato cali o aumenti significativi di traffico in concomitanza? Se sì, identifica quali pagine o query sono state colpite e rivedi il contenuto secondo le linee guida aggiornate (spesso si tratta di rafforzare la qualità o l’attinenza ai bisogni dell’utente). Monitora costantemente le tue metriche SEO: usa Google Analytics 4 e Search Console per tracciare traffico organico, click, impression e posizione media sulle keyword chiave. Attenzione anche ai segnali degli utenti: ad esempio un aumento della frequenza di rimbalzo o un calo del tempo di permanenza possono indicare problemi di soddisfazione utente che vanno risolti. Mantieni un occhio sui competitor: se improvvisamente un concorrente ti supera, studia cosa ha fatto (magari ha pubblicato un contenuto nuovo o acquisito backlink importanti) e reagisci di conseguenza. Infine, sperimenta e sii agile. Il SEO di successo del 2026 non è statico: prova nuove tattiche (ad esempio, test A/B su titoli e meta description, implementazione di nuove tecnologie come AMP o PWA se rilevanti, utilizzo di strumenti di AI per l’analisi dei log server), e misura i risultati. Le best practice SEO evolvono di continuo, ma con un monitoraggio attento e la volontà di adattarsi rapidamente, potrai anticipare i cambiamenti invece di subirli, mantenendo così un vantaggio competitivo.

Fonti:

  1. Google Search Central – Indicazioni di Google sui contenuti creati con l’AI (Febbraio 2023) – https://developers.google.com/search/blog/2023/02/google-search-and-ai-content?hl=it
  2. Search Engine Land – How Google SGE will impact your traffic – and 3 SGE recovery case studies (Settembre 2023) – https://searchengineland.com/how-google-sge-will-impact-your-traffic-and-3-sge-recovery-case-studies-431430
  3. Bain & Company – Goodbye Clicks, Hello AI: Zero-Click Search Redefines Marketing (Febbraio 2025) – https://www.bain.com/insights/goodbye-clicks-hello-ai-zero-click-search-redefines-marketing/
  4. Eskimoz – Google SGE: Search Generative Experience, un’opportunità per la SEO? (Maggio 2025) – https://www.eskimoz.it/google-search-generative-experience-opportunita-seo/

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